Fiat-Opel
farà bene e non male all’Italia
Di
Carlo Pelanda (24-5-2009)
Per l’Italia
è interesse vitale che la Fiat
mantenga nel nostro Paese, almeno, le produzioni attuali. Con quale strategia
il governo italiano dovrà perseguirlo?
Ricapitoliamo. Per sopravvivere Fiat deve
diventare un gruppo industriale globale capace di produrre almeno 6 milioni di
veicoli con la possibilità di ridurre i costi via economie di scala. Marchionne
lo sta perseguendo, ma senza capitale sufficiente per le acquisizioni. Brillantemente,
ha individuato due opportunità dove Fiat può rilevare capacità produttive,
quote di mercato e potenziali di efficienza via integrazione senza spendere
soldi perché messi dai governi per evitare catastrofi occupazionali: Chrysler e
Opel (posseduta dall’americana General Motors in via di fallimento pilotato). Per
tale motivo la questione da industriale e privata diviene geopolitica - i
governi di fatto dentro le proprietà. Quello americano ha sostenuto
l’operazione. Quello tedesco, per Opel, sta valutando. I concorrenti. Fiat non
ne ha di simmetrici rilevanti in questa acquisizione perché i gruppi globali,
con il problema della sovracapacità produttiva, sono interessati a far chiudere aziende più piccole, e non a
comprarle, per prenderne le quote di mercato. Ciò ha favorito la Fiat in America e dovrebbe,
in teoria, farlo anche in Germania perché i governi non possono accettare le
conseguenze sull’occupazione del consolidamento mondiale nel settore
automobilistico. Ma ha contro la mancanza di soldi e interessi potenti in
Germania. Il concorrente Magna, canadese, è in realtà un travestimento per i
russi, dotati di molto capitale per l’interesse geopolitico di penetrare la Germania, aiutati da
lobbisti influenti, in particolare sul partito socialdemocratico e sindacati.
Volswagen, come altri tedeschi, non vuole trovarsi una Fiat/Opel competitiva
proprio nel mercato domestico. Quindi si delinea un interesse combinato a
prendere la cassa dai russi e lasciare piccolina e innocua la Opel, escludendo l’italo-americana
Fiat. Ma è facile dimostrare al governo tedesco che una Opel russa non
uscirebbe dalla crisi proprio per i motivi che spingono Fiat ad ingrandirsi.
Inoltre la Opel
è comunque posseduta dell’Americana GM a sua volta ormai di proprietà del governo
statunitense. Washington premerà su Berlino perché ha interesse a rafforzare
Fiat-Chrysler? Improbabile, perché senza un forte polo europeo di Fiat-Chrysler
alla fine il gruppo concentrerebbe più investimenti nella più efficiente
America. Il punto strategico. Il nostro governo potrebbe essere tentato di
pensare che se Fiat fallisce in Germania allora l’Italia resterà più importante
per l’azienda. In realtà è proprio il contrario. Solo la creazione di un polo
europeo forte, a seguito dell’integrazione di Opel (e altri di GM Europa) nel
sistema Fiat-Chrysler aumenterebbe i motivi aziendali per mantenere più
produzione ed investimenti in Italia (e Germania). Quindi Roma dovrebbe premere
su Berlino - e Washington - in base a
questa logica strategica.